FOTO: secondo Airbus A350-900 D-AIXB di Lufthansa a Montichiari

E’ domenica, nell’era della globalizzazione tutto è aperto. Non era così, una volta. La domenica era il giorno di festa: le famiglie credenti andavano a messa, gli uomini passavano in edicola per acquistare il giornale ed un periodico di gossip per la moglie.

Le piazze erano gremite, ed i giovani, per chi non aveva fatto le ore piccole, si ritrovavano per la “vasca” e l’aperitivo. I papà tornavano a casa con il vassoio di paste. Bar e pasticcerie erano gli unici locali aperti.

Eh, si: era proprio domenica.

Nell’era della globalizzazione, i centri commerciali aprono 7 giorni su 7: diversi negozi anche h24. Alla pasticceria si affiancano i Kebab e le pizzerie da asporto, sempre aperte, sono spesso gestite da egiziani. Ai profumi della griglia e del bollito, si affiancano intriganti ed ancora poco noti aromi orientali.

Le code di auto in prossimità di un outlet o degli svincoli per un nuovo centro commerciale iniziano di buon mattino. Le chiese sono vuote, come se il dio di ciascuno non sia in grado di fornire le risposte che uno smartphone è invece in grado di dare.

Al chiacchiericcio delle persone nelle piazze, si odono ora i trilli degli smartphone, le notifiche di qualche chat. Le persone non chiacchierano più tra di loro, si scambiano messaggini anche se si trovano ad un metro di distanza.

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Non sembra una domenica, oggi. I piloti di Lufthansa si addestrano: le consegne dei nuovi aerei ordinati proseguono e gli equipaggi devono familiarizzare con le nuove macchine che trasporteranno centinaia di passeggeri.

La qualificazione di un equipaggio è necessaria. Così, ci si addestra anche di domenica, un giorno della settimana consacrato al riposo ed invece lo è al lavoro. La grigia (per il meteo) e trafficata Germania (per il traffico aereo), hanno spinto i trainers di Lufthansa a guardarsi attorno.

E’ spuntato Montichiari, sigla VBS e per l’ I.C.A.O. è LIPO per chi se ne intende. Brescia Montichiari e basta, per tutti gli altri. Un ex aeroporto militare, aperto nel lontano 1915: pista da 3000 metri, piazzole di dispersione che denotano il suo recente passato consumate dall’incuria dell’uomo e dall’abbandono.

Dopo la dismissione come aeroporto militare, di supporto di una brigata missili sciolta agli inizi degli anni ’90, le ambizioni erano forti: non c’era ancora Malpensa 2000 e Brescia puntava a soppiantarla. Grande aerostazione, viabilità impeccabile, collegamento con la metropolitana di Brescia, poi costruita, già delineata; stazione dell’alta velocità pensata dentro all’aeroporto. Ma questa non c’è ancora (l’alta velocità, s’intende).

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Perfetto, direte. Ed invece, la scelleratezza di politici ed imprenditori e la gestione di società aeroportuali miopi, ne hanno fatto una cattedrale nel deserto. La vista dall’aerostazione offre un inquietante scorcio su una delle enormi discariche di cui Montichiari è piena, praticamente soffocata, e tristemente famosa.

Pochi voli, pochissimi. E così, per fortuna, una compagnia efficiente (ogni riferimento è puramente voluto) decide di far muovere dalla propria base di Monaco (quella tedesco s’intende) i suoi nuovi bestioni in corso di consegna.

In un’oretta di volo, i bianchi aerei giungono placidi ed indisturbati sull’aeroporto bresciano per effettuare i cicli di addestramento previsti per la certificazione degli equipaggi sulla nuova macchina. E così, i primi due Airbus A350-900 di una serie ordinata da Lufthansa, matricole D-AIXA e D-AIXB, hanno riempito con i loro movimenti un aeroporto praticamente sotto-utilizzato per non definirlo … peggio.







Se qualcuno avesse sale in zucca, lo offrirebbe come centro di addestramento, si inventerebbe qualcosa per portarlo in vita, ma tant’è… siamo in Italia e non nutro grandi speranze. Così, in una domenica decisamente lavorativa, anche il fotografo lavora e si reca a Montichiari per godersi l’aria aperta, il sole primaverile e naturalmente gli atterraggi, i lenti circuiti, decolli, del secondo Airbus A350-900 “Extra Wide Body” consegnato alla Compagnia aerea tedesca.

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Anche se sono le 9,30 del mattino, il calore emanato dalla pista si vede, eccome, la luce non è favorevole per il fotografo esigente, non è la giornata tersa con il cielo-cartolina.

Un regalo viene però servito, in questa domenica di lavoro per molti: il bellissimo, sexy e stranissimo Erickson Air Crane (Sikorsky) S-64F Skycrane, s/n CFS -100 ancora con i colori del Corpo Forestale dello Stato è in bella mostra vicino alle reti: lo avevo visto più volte, fotografato anche lo scorso anno, me lo gusto nell’attesa di un nuovo touch&go.

L’elicottero ha avuto da fare, ieri: un incendio sul lago d’Idro, per la precisione intorno a Vobarno, lo ha visto impegnato severamente. Un piazzalista ci riferisce che lo stesso mezzo è stato impiegato nel recupero dello sfortunato elicottero AW139 I-TNCC del soccorso caduto alcuni giorni fa in Trentino.

Come il bestione tedesco spinto dagli enormi, ma silenziosi turbofan di Rolls-Royce, la domenica prosegue ed il fotografo osserva D-AIXB, e pensa.

Testo e immagini: Gianluca Conversi

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